Dall’Egitto alla Mesopotamia, dalla Persia all’India: sono queste le mete dei viaggi di Arthur Kavanagh, giovane irlandese della seconda metà dell’Ottocento, nato da ricca famiglia, ma privo di braccia e di gambe. Grazie a una grande forza di volontà e grazie a ingegnosi quanto rudimentali congegni, riuscì a trascorrere una vita ricca e appassionata, caratterizzata da avventure vissute in un tempo e in regioni in cui le strade erano spesso inesistenti, dove bisognava viaggiare a cavallo per ore ed ore, e quando i viaggiatori erano spesso osteggiati dalle popolazioni indigene. Denaro e lettere di presentazioni gli permisero di essere ricevuto negli harem sfarzosi dei principi persiani e dagli ufficiali inglesi alla guida della Compagnia delle Indie Orientali. Mentre a vent’anni si trovava in India, dove cacciava tigri e probabilmente faceva la spia, venne raggiunto dalla notizia della morte del fratello maggiore e dovette far ritorno in Irlanda. Arthur fu un uomo di grande spessore, tempra morale e senso del dovere, che lo portarono anche a essere eletto in Parlamento, ma che mai gli impedirono di seguire i suoi istinti, talvolta lussuriosi, e le sue passioni più grandi.
Un viaggio nella storia millenaria della Cina alla scoperta delle tradizioni, dei miti e delle credenze che nel corso dei tempi si sono intrecciati attorno ai Cinque Picchi Sacri, vette sublimi percepite come sentinelle dei confini del Celeste Impero e fondamentali centri di potere spirituale. Venerati come vere e proprie divinità, con il ruolo di garanti dell’ordine cosmico, i Cinque Picchi Sacri sorreggono la Volta celeste e ancorano la Terra. Dimora di esseri divini e sede terrena di Immortali e via privilegiata per comunicare con il Cielo, i Cinque Picchi divennero quindi luoghi di grande attrazione per diverse categorie di eremiti alla ricerca dell’immortalità, ma anche mete di pellegrinaggi popolari che proseguono tutt’oggi. L’autrice ha visitato più volte queste Sacre vette, cercando di coglierne lo spirito, e nel presente lavoro ne ripercorre la lunga e affascinante storia. E nel cammino ha incontrato imperatori e concubine, dèi ed eroi, funzionari e ministri, poeti, pittori e filosofi, eremiti e pellegrini, maestri eminenti e saggi Immortali: un viaggio appassionante tra passato e presente, un percorso che mette in luce l’importanza che questi Sacri monti hanno avuto nella religiosità e nella storia del popolo cinese.
Dopo la Seconda guerra mondiale, per la Jugoslavia iniziò l’era di Tito, l’uomo che guidò la nazione per i successivi 30 anni. Un lungo periodo in cui ben pochi potevano uscire liberamente dai confini nazionali. L’eccezione erano gli alpinisti! Dopo una granitica formazione, lo Stato sosteneva i più “meritevoli” consentendo loro di tentare le montagne più difficili del mondo per la gloria nazionale. Fu così che gli alpinisti jugoslavi iniziarono negli anni ‘60 a realizzare impressionanti salite in Himalaya. In queste spedizioni spiccavano gli alpinisti Sloveni, provenienti dalle selvagge Alpi Giulie, una grande riserva di cime e di pareti dove poterono forgiare la loro maestria e audacia. Quando Tito morì, nel 1980, il periodo di isolamento politico terminò. Ma questo diede vita ad una serie di sanguinosi conflitti etnici che fino a quel momento erano stati sedati con la repressione e l’autoritarismo. Il leader serbo Miloševic riuscì così a incoraggiare una reazione a catena tra tutti gli stati jugoslavi facendo leva sulle loro identità etniche. Compresi gli sloveni. La nuova Slovenia continuò così a supportare gli alpinisti. Entro il 1995 tutti gli Ottomila furono saliti da almeno uno sloveno, e in seguito molte tra le più straordinarie imprese furono portate a termine da questi incredibili alpinisti. I guerrieri venuti dall’est è una storia in cui traspare la voglia di salire montagne ardite e pareti audaci, come intrepidi erano questi silenziosi uomini d’acciaio, protagonisti di una delle più belle storie dell’alpinismo mondiale. Nomi ormai noti come come Humar, Cesen, Svetičič, Knez, Karo, si alterneranno ad altri meno noti come Kunaver, Belak, Manfreda, Kozjek, Prezelj…tutti uniti da una tempra fuori dal comune e da una volontà incrollabile che consentì loro di conquistare il conquistabile e di essere più forti della tempesta.
Quando si immagina il Centro Italia, negli ultimi anni il pensier..
Quando si immagina il Centro Italia, negli ultimi anni il pensiero si dirige immediatamente alle scosse sismiche che hanno colpito persone e località a noi care. Questo libro vuole far riscoprire la bellezza di questi luoghi che ancora mantengono la purezza e l’attrattiva del selvaggio, qualità che spesso attribuiamo a terre a noi lontane. Il fascino e la bellezza degli Appennini emergono dal cammino dell’autore che si trova immerso in un viaggio che non è solo fisico. Egli indaga sull’essenza di questi luoghi facendone emergere un’identità che sembra essere dimenticata. Vicende passate come quelle di Annibale durante la seconda guerra punica, di Celestino V, della Seconda Guerra Mondiale – si intrecciano agli avvenimenti del presente e alla terribile successione di terremoti innescatasi nell’estate del 2016, trasformando un’avventura che si presenta come itinerario personale e dell’intimo in un’esperienza universale. Il tragitto fra i monti del Gran Sasso, della Laga, dei Sibillini, dei Monti Sabini prende la forma di una vera storia, in cui prendono parola vette, torrenti, pareti e animali. Ogni elemento si colloca in un discorso di conoscenza che guida il lettore nelle vicende accadute in queste terre nel corso dei millenni. Luoghi, storie ed emozioni acquistano così vita, ponendosi come un invito al lettore a intraprendere un viaggio personale fra queste regioni in cui è ancora possibile sentire il fascino dell’avventura.
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