L'amico immaginario di Stephen Chbosky - Recensione

Cari lettori, oggi vi parlo di “L’amico immaginario” edito Sperling & Kupfer e scritto da Stephen Chbosky, medesimo autore del romanzo “Noi siamo infinito”.

Il protagonista della storia è un bambino di dieci anni, Cristopher Reese.
A seguito del suicidio del padre, Christopher è rimasto solo con la madre, una donna con la quale ha un rapporto fantastico basato su due principi: sincerità e complicità.

Una sera, dopo un tragico evento, i due fuggono e decidono di rifugiarsi a Mill Grove, una piccola cittadina della Pennsylvania assai caratteristica, in cui hanno finalmente l’opportunità di ricominciare da zero.
La situazione economica della famiglia non è delle più agiate ma, con qualche sacrificio, sono in grado di non farsi mancare nulla.

Christopher purtroppo soffre di dislessia e questo comporta, soprattutto in ambito scolastico, giornalieri atti di bullismo nei suoi confronti. Un pomeriggio, dopo scuola, in attesa della madre, Christopher rimane ipnotizzato da una nuvola a forma di viso che sembra quasi “voler essere seguita”.

“Non era una voce. Era solo il vento. Un sussurro. No, non era una voce vera e propria. Piuttosto, un’impressione. Non la sentlì…Più che altro, ricordò di averla sentita da qualcuno. Però era nell’aria. Veniva dal bosco. Gli chiedeva di andare là.”

A seguito di questo fatto Cristopher risulta disperso nei boschi di Mill Grove, finché il sesto giorno non torna illeso tra le braccia della madre. Non ricorda nulla, soltanto che un uomo gentile lo ha aiutato a ritrovare la strada di casa.
Il protagonista però, non è più il bambino di prima: è maturato, cresciuto e migliorato.
Le lettere seguono ora un filo logico e la matematica sembra non avere più segreti per lui.

Inizialmente Cristopher sembra contento di questo cambiamento, ma a poco a poco si rende conto anche delle altre abilità che ha magicamente sviluppato nel bosco.
Dal giorno del suo rientro, il bambino non sarà mai solo... L’uomo gentile sarà sempre con lui, come un amico fidato e sincero costantemente pronto ad aiutarlo e proteggerlo.

“Che cos’è stato?”
L’uomo gentile rimase in silenzio.
“Che cosa intendeva quando ha detto ‘farai la stessa fine che ha fatto lui’?”
non lo so.

Cristopher capisce di essere finito in qualcosa più grande di lui e l’unico modo per uscirne è fare esattamente quello che gli dice l’uomo gentile.

Ma chi è davvero l’uomo gentile? Cristopher sarà in grado di portare a termine il suo compito?

“L'amico immaginario” è una lettura pittoresca e particolare.
Il personaggio principale, quello di Cristopher, è ben descritto e strutturato. Nel corso della vicenda si percepisce un cambiamento e una maturazione, in parte dovuta all’esperienza nel bosco, in parte “a causa” della sua indole: nel momento in cui le cose iniziano ad andare meglio, acquisisce una sicurezza che però non sfocia mai in spavalderia.
Ho trovato invece gli antagonisti abbastanza elementari e prevedibili.
Personalmente ritengo che questo romanzo abbia parecchio potenziale, ma che non sia stato pienamente sfruttato. La cosa che più mi ha lasciato interdetta sono stati i riferimenti biblici dell’ultima parte, li ho trovati davvero superflui. Il romanzo poteva finire in tanti, molti modi diversi... per cui non capisco per quale motivo sia finito così. Sono rimasta talmente “scossa” da questo romanzo che, mai come questa volta, sono curiosa di leggere la vostra opinione a riguardo!