Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman - Recensione

Cari Lettori, il romanzo di cui vi parlo oggi è “Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman edito Garzanti, una storia cruda e schietta che ruota intorno a due temi principali: quello della solitudine e quello dell'abuso fisico ed emotivo.

La protagonista della vicenda è proprio Eleanor Oliphant, una donna di trent'anni che conduce una vita all'insegna dell'ordinarietà e che da ben nove anni lavora come impiegata in un ufficio di Design seguendo ritmi ed abitudini standard, senza mai sgarrare di una virgola.
Eleanor è una persona sola che cerca come può di riempire i vuoti della sua quotidianità: dormendo, ascoltando programmi alla radio, leggendo o facendo le parole crociate sulla rivista che preferisce.
Il suo tenore di vita si può definire scarno sotto tutti i punti di vista ma, nonostante ciò, alla protagonista sembra non mancare mai nulla, perché lei sta benissimo così.

Sono sempre stata orgogliosa di cavarmela da sola nella vita. Sono l’unica sopravvissuta, sono Eleanor Oliphant. Non ho bisogno di nessun altro: non c’è una grande voragine nella mia esistenza, nel mio puzzle privato non manca alcun tassello. Sono un’entità autosufficiente. O almeno è quello che mi sono sempre detta. Ma l’altra sera ho trovato l’amore della mia vita. Quando è entrato in scena, l’ho capito e basta.

Un giorno però, in lei si smuove qualcosa. La vista di un giovane ed affascinante musicista dall'aria carismatica fa sì che Eleanor stabilisca che sia arrivato il momento di cambiare.
Decide quindi di partire dall'esterno, iniziando con dei piccoli accorgimenti a livello estetico: che siano le unghie smaltate, l'abbigliamento sofisticato, la pettinatura alla moda o il trucco leggermente più calcato.

Passo dopo passo, grazie anche alla presenza di un nuovo collega di lavoro, Eleanor espanderà i suoi confini ed i suoi interessi, incontrerà nuove persone e, pur rimanendo chiusa nella sua bolla sicura, aumenterà le interazioni con il mondo esterno.

Aveva un talento per divertirsi, anche se in sua compagnia gli altri non ridono molto.

A causa di una rigida e anticonvenzionale educazione ricevuta da piccola, Eleanor è una donna che per certi versi si può definire “fuori dal mondo”.
Nel corso degli anni, infatti, la protagonista non ha fatto grosse esperienze di vita, e non è praticamente nemmeno mai uscita fuori dal guscio. Tutto questo, purtroppo, si ripercuote continuamente sulla sua vita quotidiana, facendola apparire strana agli occhi altrui e spesso incompresa.

Riuscirà la protagonista a conquistare l'uomo del mistero e ad infrangere gli schermi di ordinarietà che si è auto-imposta per tutto questo tempo?

La mamma mi ha sempre detto che sono brutta, stramba, orrenda. Lo fa dai miei primi anni di vita, addirittura da prima che comparissero le cicatrici. Così, apportare questi cambiamenti mi rendeva molto felice. Eccitata. Ero una pagina bianca.

Eleanor rappresenta in tutto e per tutto la solitudine. A causa di un passato turbolento e devastante, la protagonista ha imparato a fare tutto da sola, contando esclusivamente su sé stessa e sulle proprie forze.
Con il passare del tempo, di conseguenza, le sue convinzioni si sono radicate sempre più in profondità, raggiungendo anche le crepe del suo cuore e avvolgendo la sua mente.
Eleanor è pienamente convinta di star bene da sola ma, allo stesso tempo, per tutta la prima parte del romanzo, il lettore non può fare a meno di notare come questo suo ripetersi costantemente che va bene così, sembri quasi un mantra finalizzato all'autoconvincimento di tale affermazione.

Io esisto, no? A volte ho la sensazione di non trovarmi qui e di essere un frammento della mia immaginazione. Ci sono giorni in cui i miei legami con la terra mi sembrano così labili che i fili che mi tengono fissata al pianeta sono sottili come una ragnatela, come zucchero filato. Una violenta folata di vento potrebbe staccarmi del tutto, sollevandomi e facendomi volare via, come un seme di tarassaco.

Con il passare dei capitoli, infatti, Eleanor verrà a conoscenza di un mondo fino a quel momento a lei completamente estraneo, ma non così terribile come aveva immaginato.
Scoprirà con piacere che metabolizzare il passato, andare avanti e soprattutto socializzare di più, saranno tre cambiamenti importanti che la porteranno ad una notevole maturazione e crescita personale.
Se si analizza il personaggio di Eleanor all'inizio del romanzo e alla fine quasi non la si riconosce, tanto il divario è ampio. La donna infatti comprenderà la bellezza dello sperimentare emozioni al di fuori di quelle ordinarie, proverà la gioia di avere qualcuno che ha sinceramente bisogno di lei, accetterà il suo bisogno di essere amata e testerà sulla sua pelle cosa significhi provare affetto genuino nei confronti di qualcuno.

Fino ad allora, ogni volta che le emozioni e i sentimenti avevano minacciato di travolgermi, li avevo affogati subito bevendo. Questo mi aveva permesso di esistere, ma cominciavo a capire che ora avevo bisogno e volevo qualcosa di più.

Il romanzo è prettamente introspettivo, soprattutto per quanto riguarda la prima metà, per cui non posso non segnalare la quasi totale assenza di dialoghi. Essendo però una storia che parla di solitudine, non penso ci si possa aspettare diversamente: i capitoli iniziali sono Eleanor con sé stessa, la sua mente, i suoi pensieri e le sue paure.
Andando avanti lo stile cambia, diventa più fluido, aiutato anche dal sopraggiungere dell'interazione diretta tra personaggi. Devo ammettere che comunque non ho “subito” particolarmente questa scelta stilistica, perché la narrazione è costantemente dinamica.

Se siete alla ricerca di una storia sorprendente, schietta e con quel pizzico di mistero che vi tiene incollati fino all'ultima pagina, “Eleanor Oliphant sta benissimo” è quella che fa per voi.
Una vicenda che parla di rimorsi, paure e incapacità di accettare sé stessi e il proprio passato.
Un romanzo geniale e assolutamente travolgente.